giovedì 16 ottobre 2008

Il casco mongolo di Ulan Bataar




La Mongolia è una delle repubbliche ex sovietiche, localizzata nell’Asia centrale e confinante con la Russia a nord e la Cina a sud; è abitata da circa 2.300.000 persone su una superficie di 1.565.000 chilometri quadrati, cosa che la rende uno dei paesi meno densamente popolati al mondo. E’ un territorio composto di montagne ed altipiani, terra brulla composta al 70% da steppa e prateria, ed un 10% di foreste di conifere: la tipologia di incendio boschivo è la più frequente e rappresenta un grave problema per la fragile economia del Paese. Una delle attività economiche, quella della raccolta di corna di alce da rivendere al mercato collezionistico europeo ed asiatico, è anche una delle principale cause di incendio boschivo dovuto al propagarsi dei fuochi dagli accampamenti dei cacciatori, al getto di mozziconi di sigarette e scintille dalle loro auto ed all’utilizzo per la caccia di proiettili traccianti di derivazione militare. Ogni anno si registrano dai 50 ai 60 incendi boschivi e da 80 a 100 incendi di steppa, che negli anni 1996 e 1997 hanno causato la morte di 29 persone, il ferimento di 82 e danni per quasi due milioni di dollari.

In Mongolia la Protezione Civile è in realtà organizzata e gestita dai militari, che la controllano a livello centrale dalla capitale, curano l’addestramento e l’equipaggiamento del personale; con la transizione dal regime comunista sovietico all’attuale indipendenza il sistema è giunto vicino al collasso per mancanza di risorse, fatto questo associato alla crisi economica vissuta dal Paese nei primi anni di libertà. Ciò ha sostanzialmente comportato la sospensione del principale servizio antincendi, costituito nel 1969 sotto il nome di Servizio di Pattugliamento Aereo e Protezione Incendi della Repubblica di Mongolia con lo scopo di fornire una rapida segnalazione di incendi boschivi ed immediato attacco alle fiamme in fase iniziale: il tutto svolto secondo lo stile sovietico di ricognizione aerea e antincendio aviotrasportati. Gestito con l’impiego di un numero variabile tra 200 e 300 vigili del fuoco paracadutisti avio ed eli trasportati, era il corrispettivo sovietico degli Smokejumpers americani, dislocati in sette basi localizzate nelle regioni a maggior e rischio del nord Mongolia, ad Ar Khalgai, Khovsgol, Bulgan, Selenge, Khentij, Dornod ed Ulan-Baatar; era in grado di localizzare ed estinguere circa il 90% degli incendi boschivi anche grazie al precoce e tempestivo intervento di questo personale altamente specializzato ed addestrato. Nei primi anni ’90 il servizio ha spostato il suo baricentro sull’azione terrestre con il supporto della sempre migliore analisi satellitare, in grado di evidenziare tempestivamente dall’alto l’insorgere di incendi e permettere l’invio sul posto del personale deputato allo spegnimento; questo è organizzato a livello di distretto locale, il “Soum”, con squadre composte da 13 vigili, un caposquadra ed un ufficiale ed equipaggiate con materiale antincendi boschivi (pale, battifiamma, asce, motoseghe, pompe spallabili) oltre ad idoneo materiale per radiocomunicazione tra le squadre ed il centro di riferimento di Ulaan Bataar, la capitale.

Il casco in collezione risale agli anni dell’URSS, era in dotazione ai pompieri paracadutisti della capitale, che svolgevano anche le mansioni di spegnimento dei rari incendi urbani ed industriali; è un casco di derivazione militare sovietica verniciato a uso e consumo dei vigili del fuoco, con vistose bande bianche orizzontale e trasversale ed un meraviglioso fregio semi artigianale sulla fronte, a rappresentare due rudimentali asce incrociate e la stella rossa dell’URSS in smalto a completare il tutto; è in pesante metallo con interno in pelle e sottogola. Si colloca anch’esso agli antipodi rispetto ai cugini iper tecnologici Sicor e Gallet, privo com’è di qualunque accessorio e protezione aggiuntiva, ma sprigiona il fascino della lotta al fuoco vista come vero e proprio combattimento, una sorta di “duello” tra vigile e fiamma il cui esito, purtroppo, non è sempre scontatamente a favore del primo.

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